ARTICOLO n. 44 / 2022

CHE COS’È LA FEDE COMUNISTA?

Qualche impressione sulla Russia

È difficilissimo pensare alla Russia senza pregiudizi. E anche nel caso ci si riesca, come farsi un’impressione chiara di qualcosa di tanto diverso, mutevole e contraddittorio, di cui nessuno in Inghilterra ha alcuna conoscenza o esperienza? Nessun quotidiano inglese ha un corrispondente fisso dalla Russia. Giustamente crediamo poco a quel che le autorità sovietiche dicono di sé stesse. 

Gran parte delle notizie che ci arrivano provengono da delegazioni laburiste o da émigrés altrettanto pieni di pregiudizi. Per questo una cortina di nebbia ci separa dal mondo dove l’Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche mette in atto, sperimenta e fa evolvere un certo tipo di ordine. 

La Russia paga anni di “propaganda” che, togliendo credibilità alle parole, finisce per distruggere il senso stesso di comunicare a distanza. Il leninismo mescola due cose che per secoli gli europei hanno custodito in due diversi scompartimenti dell’anima: religione e affari. Siamo scioccati perché si tratta di una religione nuova, e sussiegosi perché il suo modo di condurre gli affari, subordinati alla religione al contrario di quanto dovrebbe accadere, è gravemente inefficiente. 

Come altre nuove religioni, il leninismo non prende la sua forza dalla moltitudine, ma da una piccola minoranza di convertiti entusiasti; per zelo e intolleranza ognuno di loro ha la forza di cento agnostici. Come altre nuove religioni, il leninismo è guidato da chi riesce a mescolare il nuovo spirito, in modo forse sincero, con una lungimiranza superiore a quella dei propri seguaci, da politici con una buona dose di cinismo, in grado di sorridere come di corrucciarsi, sperimentatori effimeri che la religione ha svincolato dalla verità e dalla pietà, ma che non ha accecato al punto di non vedere fatti e occasioni, esposti pertanto all’accusa (superficiale e inutile, per quanto si confaccia ai politici, laici o ecclesiastici che siano) di ipocrisia. Come altre nuove religioni, il leninismo sembra sottrarre alla vita quotidiana gioia, colore e libertà, proponendo come tetro sostituto il rigore dei volti lignei dei suoi devoti. Come altre nuove religioni, perseguita senza giustizia o pietà chi prova a opporsi. Come altre nuove religioni, è stracolmo di ardore missionario e ambizioni ecumeniche.

Tuttavia, dire che il leninismo è la fede di una minoranza persecutrice e ambiziosa guidata da ipocriti equivale a dire che è una religione, e non solo un partito, e che Lenin è un Maometto, non un Bismarck. Se vogliamo spaventarci sulle nostre poltroncine capitaliste, possiamo dipingere i comunisti russi come dei paleocristiani guidati da Attila che usano gli strumenti della Santa Inquisizione e delle missioni gesuite per attuare alla lettera i dettami economici del Nuovo Testamento; se invece su quelle medesime poltroncine volessimo tranquillizzarci, non potremmo forse dire col cuore colmo di speranza che si tratta di un’economia tanto contraria alla natura umana da non poter mantenere né missionari né eserciti, e che pertanto andrà incontro a un’inevitabile sconfitta? Dobbiamo rispondere a tre domande. 

Questa nuova religione, almeno in parte, riesce a esprimere o a capire l’anima dell’uomo moderno? Il suo aspetto materiale è tanto inefficiente che le impedirà di sopravvivere? Nel corso del tempo, diluendosi a sufficienza e assorbendo qualche impurità, riuscirà ad affermarsi?

Riguardo alla prima domanda, chi è completamente soddisfatto del capitalismo cristiano o di un capitalismo egotistico che non perde tempo in trucchetti non esiterà a rispondere; sono persone che o già hanno una religione o non ne hanno alcun bisogno. In quest’epoca senza religione, molti provano però una forte curiosità emotiva verso qualunque religione che sia davvero nuova, e non sia solo la recrudescenza di quelle vecchie, e che abbia dispiegato la propria forza motrice; ancor di più quando la novità arriva dalla Russia, lo splendido e sciocco figlio minore della famiglia europea, coi capelli sulla fronte, più vicino alla terra e al paradiso dei suoi fratelli calvi d’occidente; un figlio nato due secoli dopo, che è stato in grado di raccogliere la disillusione medievale del resto della famiglia prima di perdere il genio della gioventù o di diventare dipendente da comodità e abitudini. 

Riesco a simpatizzare con chi cerca qualcosa di buono nella Russia sovietica. Ma una volta arrivati alla realtà dei fatti, cosa dire? Per me, cresciuto all’aria aperta, dove la luce non era oscurata dagli orrori della religione, dove non c’era nulla da temere, la Russia rossa ha troppi aspetti deplorevoli. 

Le comodità e le abitudini possono renderci più indulgenti, ma non sono pronto a un credo che non si fa problemi a eliminare la libertà e la sicurezza dalla vita di tutti i giorni, e che usa in modo deliberato le armi della persecuzione, della distruzione e del conflitto internazionale.

Come posso ammirare un governo che spende milioni a casa propria per subornare spie in ogni gruppo e famiglia, e all’estero per seminare scompiglio? Forse non è un comportamento peggiore di quello avido, guerrafondaio e imperialista di altri governi, e potrebbe perfino essere più motivato; dovrebbe però essere di gran lunga superiore per farmi cambiare idea. Come posso accettare una dottrina che come sua bibbia, al di sopra e al di là di ogni critica, sceglie un manuale di economia obsoleto, che non solo è scientificamente sbagliato, ma che è anche privo di alcun interesse o applicazione nel mondo moderno? Come posso adottare un credo che, preferendo il loglio al grano, esalta lo zotico proletariato ai danni dei borghesi e dell’intellighenzia, che pur con tutti i loro difetti rappresentano il meglio della società e di certo portano avanti il progresso umano? Se anche ci servisse una religione, come trovarla nella confusionaria spazzatura delle librerie rosse?

Per un figlio dell’Europa occidentale che sia educato, decoroso e intelligente, è difficile ritrovarci i propri ideali, a meno di non aver subito qualche strano e orribile processo di conversione in grado di cambiare tutti i suoi valori. Se ci fermassimo qui, ci sfuggirebbe però l’essenza di questa nuova religione. 

Un comunista potrebbe risponderci semplicemente che tutte queste cose non appartengono alla sua vera fede, ma sono solo tattiche della rivoluzione. Lui crede infatti in due cose: l’introduzione di un nuovo ordine sulla terra, e il metodo della rivoluzione come solo mezzo per ottenerlo. Il nuovo ordine non dev’essere giudicato né dagli orrori della rivoluzione né dalle privazioni del periodo di transizione. La rivoluzione dev’essere l’esempio supremo del fine che giustifica i mezzi. Il soldato della rivoluzione dev’essere pronto a crocifiggere la propria natura umana, a diventare spietato e amorale, a sottoporsi a una vita priva di felicità o certezze, perché questi non saranno il suo obiettivo, ma i mezzi per perseguirlo.

Uso il termine “comunismo” per riferirmi al nuovo ordine, e non, come sono soliti fare i laburisti britannici, per indicare la rivoluzione come mezzo per ottenerlo. E dunque qual è l’essenza della nuova religione come nuovo ordine sulla terra?Guardando dall’esterno, non lo so per certo. A volte i suoi portavoce sembrano voler dire che tale essenza è puramente materialista e tecnica, proprio come il capitalismo moderno, come se il comunismo volesse solo essere uno strumento tecnico superiore nel lungo periodo, finalizzato a ottenere gli stessi benefici economici materiali offerti dal capitalismo, permettendo col tempo di ottenere raccolti migliori e di placare meglio le forze della natura. 

In tal caso, non si tratterebbe certo di una religione, ma solo di un bluff per agevolare un cambiamento che potrebbe o meno rivelarsi una migliore tecnica economica. Sospetto però che discorsi del genere siano soprattutto una reazione alle accuse di inefficienza economica che gli sono state scagliate contro dalla nostra fazione, e che al cuore del comunismo russo ci sia qualcosa di molto più importante per l’umanità. Da un certo punto di vista il comunismo non fa che seguire le altre religioni celebri.

Nessuna novità. Contiene però un fattore che non solo è nuovo, ma che potrebbe anche, in una forma diversa e in un nuovo contesto, dare un contributo alla vera religione del futuro, se mai ci sarà una vera religione. Il leninismo è assolutamente e provocatoriamente non-sovrannaturale, e la sua essenza etica ed emotiva è incentrata sull’atteggiamento dell’individuo e della comunità nei confronti del denaro. 

Non intendo affermare che il comunismo russo alteri, o anche solo cerchi di alterare, la natura umana, rendendo gli ebrei meno avari o i russi meno prodighi. Non intendo affermare che stabilisca un nuovo ideale. Intendo dire che vuol costruire un contesto sociale nel quale i motivi pecuniari influenzeranno di meno il comportamento delle persone, nel quale l’approvazione sociale sarà assegnata in modo diverso, e dove comportamenti in precedenza normali e rispettabili smetteranno di essere entrambe le cose. 

Oggi in Inghilterra un giovane dotato di talento e virtù, prima di fare il suo ingresso nel mondo, soppesa i vantaggi del mettersi al servizio della società con quelli del cercare fortuna negli affari; l’opinione pubblica non lo stimerà di meno se preferirà la seconda ipotesi. Cercare di guadagnare il più possibile non è meno rispettabile socialmente, e forse lo è perfino di più, di una vita al servizio dello Stato oppure della religione, dell’istruzione, dell’apprendimento o dell’arte.

In Russia vogliono invece che in futuro per un giovane rispettabile la carriera da affarista non sia un’opzione possibile, non più di una carriera da ladro gentiluomo, da falsario o truffatore. Anche gli aspetti più ammirevoli dell’amore per il denaro, come la parsimonia e il risparmio, o la sicurezza e l’indipendenza finanziaria per sé stessi e la propria famiglia, per quanto non verranno ritenuti moralmente sbagliati, saranno resi tanto ardui e impraticabili che non varrà più la pena perseguirli. Tutti dovranno lavorare per la comunità – così sancisce il nuovo credo – e se faranno il loro dovere, la comunità li sosterrà. […]

Estratto da Qualche impressione sulla Russia di John Maynard Keynes (Traduzione di Paolo Bassotti) © 2022 Luiss University Press – LuissX srl. Tutti i diritti riservati.

ARTICOLO n. 88 / 2024