ARTICOLO n. 46 / 2025
CUORICINI
un workshop a milano
Una piccola forma di resistenza oggi, quando si parla del rapporto tra relazioni sentimentali e cellulari, è affermare semplicemente di non avere app di dating e incontri; anni fa scaricai Tinder, creai il mio profilo e, giusto il tempo di fare due swipe (sicuramente a sinistra), lo disinstallai. A quel download non ne sono mai seguiti altri, quei due swipe sono rimasti isolati nel casino del mio cellulare. Ho, quindi, deciso di partecipare al workshop “Cuoricini. L’amore ai tempi dello smartphone” con una certa dose di superiorità morale, immaginando che io e chi era lì con me ci saremmo sentiti dire per la maggior parte del tempo che Tinder & co. sono la tomba dell’amore, e questo già lo sapevo, non avevo bisogno di nessuna lezione.
Durante l’incontro – facente parte del ciclo “La gentilezza come forza. Il potere delle parole che contano”, organizzato da ZIRRAFA per la comunicazione gentile, a Milano – si sono alternati nel dire la loro Maria Grazia Schembri, psicologa e consulente di coppia, e Alessio Conti, esperto di benessere digitale. Alla fine della serata, le app di dating erano state appena appena citate, toccate solo tangenzialmente, e senza dire nulla di troppo infamante nei loro confronti: mi è dispiaciuto un po’ e la mia superiorità morale si è, così, sgretolata.
Per fortuna, un bel moto di orgoglio – più che personale, generazionale – l’ho avuto, poi, nel constatare che ero l’unica largamente Under 40 nel pubblico. La sensazione è che si preoccupino sempre tutti per i giovani e dei giovani, ma siano i più âgé a essere terrorizzati da loro stessi, oltre che – lecitamente – dai cellulari. E, infatti, sia dal pubblico che dal lato dei relatori – accompagnati da Claudia Bocelli e Maria Aprile, rispettivamente founder e advisor di ZIRRAFA – sono state diverse le voci che hanno testimoniato l’abbandono dello smartphone, o comunque l’uso limitato, da parte dei propri figli. Stai a vedere che, come quasi qualsiasi cosa nella storia umana, pure l’affezione per il cellulare sarà ciclica, a generazioni alterne.
In ogni caso, il tempo sottratto alle desideratissime invettive contro Tinder è stato dedicato al racconto di come i cellulari e, nello specifico, i social lì installati siano ormai effettivamente il terzo incomodo in tutte le relazioni: sentimentali, lavorative, amicali, tra genitori e figli, in palestra, a scuola. Lo sappiamo tutti benissimo: ci distraiamo mentre il partner ci parla, scrolliamo mentre ci fa i grattini, pensiamo alla foto da postare alla fine della cena romantica che ci sta offrendo, per non dire delle crisi isteriche e delle folli gelosie nel vedere i like del partner alle foto di persona X (che può essere la content creator di OnlyFans così come la vicina di banco della terza elementare che vive ancora in provincia di Caltanissetta, mentre lui si è trasferito a Milano e sta con me). Da psicologa e consulente di coppia, Schembri ha spiegato che negli ultimi anni – come tutto: dopo la pandemia – è aumentato il numero di gente che va in terapia non perché ci sia stato un tradimento fisico (Aldo Busi e Natalia Aspesi, giusto per dirne due: perdonateci), ma perché a mariti e mogli piacciono, sui social, le foto di altri, con un generalizzato e totalizzante shift dell’attenzione dalla sfera fisica a quella digitale.
E questo è bruttissimo, ma – si dice in giro, non qui al workshop – è brutto anche che usiamo le app per trovare gente con cui andare semplicemente a letto, riappropriandoci del tutto della sfera fisica, dei corpi, non badando minimamente ad altre preoccupazioni: sentimentali, psicologiche, etiche. Insomma, ad ascoltare gli altri, sbagliamo sempre e comunque e l’unica risposta che abbiamo da dare quando ce lo fanno notare è “Sì, hai ragione, lo so”: “Per i Giovani – la ricetta / Dei capi-redattori: intervistare / Wanda Osiris su Benedetto / Croce, mandare / Questo al Giro d’Italia, interpellare / Lo sportivo sugli scrittori, e questi / Sui cantanti, che si occuperanno / Di semiotica. Sulla propria / Specialità, soltanto / Il sociologo, che però / Fa un discorso da portinaia, / accessibile / A tutti” (Arbasino, ça va sans dire).
Per cercare di rimediare agli errori, per stare tutti meglio partendo dalle relazioni di coppia, Schembri ha posto la questione di questa come nucleo sociale primario. Se la coppia sta male, il malessere dei singoli e dell’unità che essi generano si amplifica, riflettendosi su chi li circonda, cioè sulla società. Citando non so più chi, ma ricordo che era milanese, Schembri ha detto che “la coppia è un’impresa”: nella capitale italiana del lavoro, siamo giustamente riusciti a tramutare pure l’amore in capitale.
Riflettendo su queste faccende campanilistiche e distraendomi, anche senza cellulare, mi è venuto in mente quel che Guido Piovene scrisse nel suo Viaggio in Italia: «Osservo di passaggio che forse Milano è la città del mondo in cui marito e moglie escono meno insieme; la sera, in omaggio all’indipendenza, si recano a spettacoli o in famiglie diverse». Innestandola sulle osservazioni della psicologa, bisognerebbe recuperare convintamente questa osservazione di Piovene che sottintende una questione: fare le cose da soli è bellissimo e sanissimo.
Certo, gli algoritmi sono fatti per tenerci incollati allo schermo in qualsiasi momento e occasione, soprattutto quando siamo da soli, ma, almeno a volte, se preferiamo guardare 37 reel di fila invece che baciarci con il nostro partner, forse il problema è che non abbiamo voglia di baciare il nostro partner indipendentemente dai 37 o 38 o 39 reel di fila; vogliamo solo farci i fatti nostri. Magari facendoceli scrolliamo ugualmente, ma almeno senza il senso di colpa – Alessio Conti l’ha detto esplicitamente: non serve a niente – di aver rovinato la serata a qualcuno a cui teniamo.
Ben venga, allora, lo starsene da soli all’interno delle relazioni: la noia viene e va, se per una volta non ho voglia di stare con te a marcire sul divano con il cellulare in mano, esco e vado a teatro da sola. Dall’altra parte, giustamente “la coppia è un’impresa” forse anche per questo: ognuno deve fare il suo sperando che tutto l’insieme – dentro (produzione, riunioni, pause caffè) e fuori (vendite, pubblicità, recensioni) – funzioni. Le individualità sono importanti e la coppia è un concetto di comodo che le comprende in modi e misure differenti di volta in volta, di giorno in giorno.